Definizione di stress
Una prima definizione univoca del concetto si stress, è stata fornita da
Hans Selye negli anni Cinquanta. Il merito e l’importanza di questo
psicologo non è stata tanto quella di aver definito lo stress come una
risposta dell'organismo a vari stimoli esogeni ed endogeni e di aver
descritto in modo sistematico tale risposta, quanto quella di aver
inserito lo stress in una teoria generale dello sviluppo della malattia
che ha fatto progredire notevolmente la ricerca biomedica degli ultimi
trent'anni. Secondo Selye, lo stress11 è la risposta non specifica
dell'organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso", come tale, esso
può essere prodotto da una gamma estremamente ampia di stimoli
denominati stressors (agenti stressanti) che producono essenzialmente
la medesima risposta biologica, quali l'esposizione al caldo, al freddo
o a gradi estremi di umidità, gli sforzi muscolari o l'attività sessuale, lo
shock anafilattico o le stimolazioni emozionali.
Lo stress è il risultato di un processo di adattamento che coinvolge
l’individuo durante la sua interazione con l’ambiente: il soggetto
valuta l’evento che deve essere affrontato (impegni lavorativi, conflitti
familiari, difficoltà nelle relazioni sociali), e cerca una strategia per
farvi fronte.
Se è capace di reagire alle pressioni cui è sottoposto nel breve
termine, determinando un ripristino dell’omeostasi, utilizzando le proprie strategie e risorse, queste pressioni possono essere considerate
positive in quanto permettono lo sviluppo dell’individuo stesso: si
parla di eustress o stress positivo.
Se, al contrario, le
condizioni
sfavorevoli
superano le capacità
e le risorse proprie,
oppure sono
prolungate nel
tempo, l’individuo
diventa incapace di reagire e offre risposte poco adattive: questo viene
definito distress o stress negativo.
Ci sono alcune parole che vengono usate per definire e comprendere
“l’evento stress”:
- stressors: sono gli eventi,stimoli che si devono affrontare;
- tensione: è la prima reazione fisica, psicologica e
comportamentale agli stressors;
- effetti(outcomes): sono le conseguenze della tensione sia a
livello individuale che collettivo;
- coping: sono le strategie e i processi cognitivi messi in atto
dall’individuo per far fronte agli stressors.
- resilienza.
Fattori di stress per l’operatore di emergenza
Chi opera in situazioni di emergenza è sottoposto a dei particolari
stress legati alle caratteristiche stesse di questo tipo di lavoro.
I fattori
di stress che incidono notevolmente su questo tipo di lavoro sono
molteplici:
- Lunghezza della carriera: è soprattutto il numero di anni di
carriera ad avere effetto sui sintomi di stress psicologico, la
lunghezza del servizio è associata alla severità e alla cronicità
delle reazioni emozionali ostili. Quando l’età e la lunghezza
dell’esperienza aumentano, aumenta anche il numero di eventi
traumatici vissuti;
- La pressione del tempo: durante un’operazione di salvataggio
o in situazioni di emergenza vi può essere una forte pressione determinata dalla scarsità di tempo che si ha a disposizione per
soccorrere una persona ferita;
- Sovraccarico di responsabilità: questo aspetto appare
particolarmente rilevante per coloro che hanno delle
responsabilità direttive o di coordinamento, spesso si tratta di
decidere la priorità di intervento tra diverse situazioni di
emergenza. Si pensi al caso di chi si occupa del triage avanzato
in un incidente e deve decidere in pochi istanti la priorità delle
persone da soccorrere: non si tratta solo di distribuire dei codici
colorati, ma di decidere anche del destino di quelle persone da
curare, sapendo di non avere a disposizione tutto il tempo e la
strumentazione che si avrebbe in ospedale.
- Carichi fisici e mentali pesanti: l’attività di soccorso richiede
energia fisica, forza, vigore e resistenza. Spesso non vi è
neppure il tempo di riposare adeguatamente. Inoltre chi lavora
nell’emergenza deve possedere una buona capacità di
ragionamento, una sufficiente lucidità nell’esaminare le
situazioni e nel prendere delle decisioni, compiendo delle
valutazioni anche complesse. Tutto ciò all’interno di una
situazione spesso caotica e sotto la spinta di pesanti
sollecitazioni che tendono ad alterare la capacità di pensare a
favore dell’azione immediata. Il tutto dovendo spesso operare in
condizioni ambientali disagevoli (freddo, caldo, neve , pioggia
ecc.).
- Richieste emotive molto forti: i soccorritori sono esposti a
stimoli e a sollecitazioni molto violente. Lavorano sotto una
continua pressione. Durante le fasi di soccorso devono tenere le
loro emozioni sotto controllo al fine di poter funzionare
egregiamente nella loro missione. I soccorritori spesso devono
prendere decisioni che riguardano la salute e la salvezza di altri,
tenendo sotto controllo le personali paure, i momenti di ira e di
scoraggiamento.
- Carenza di risorse rispetto all’evento: spesso gli infermieri si
trovano ad agire con mezzi e personale limitato. Le situazioni di
emergenza sono caratterizzate dalla carenza di personale
impiegabile, di apparecchiature e di mezzi finanziari mentre, al
contempo, vi è la necessità di fare fronte a numerose richieste di
intervento.
- Aspettative da parte di terze persone: l’operatore
dell’emergenza è riconosciuto nell’ideale collettivo come una
sorta di “super eroe”, viene dipinto in grado di affrontare
qualunque situazione lavorativa, di risolvere con estrema
facilità ogni problema, senza mai mostrare insicurezza, disagio
o malessere.
Tutte queste reazioni possono essere considerate normali di fronte ad
un evento fortemente stressante; l’infermiere grazie alla sua
preparazione, esperienza e motivazione riesce a fronteggiare questo
tipo di situazioni, promuovendo la propria capacità di resilienza e
mettendo in atto le proprie strategie di Coping.
Nel momento in cui questi strumenti non vengono messi in atto,
l’infermiere inizia ad accusare i primi disturbi dovuti ad uno stress
patologico, ed è proprio in questo momento che nasce la necessità di
un supporto adeguato.
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