L’infermieristica ha finalmente acquisito una fisionomia di professione intellettuale che le conferisce un notevole ampliamento dei livelli d’autonomia d’esercizio ma anche parallelamente un ugual livello di correlate responsabilità di natura, non soltanto assistenziale e clinica, ma anche etica, deontologica e giuridica.
L’abolizione del mansionario ha determinato, da un lato l’abbattimento degli angusti vincoli dettati dalle regole mansionariali, dall’altro anche la perdita delle sicurezze rappresentate da quelle stesse regole che traducevano l’esercizio professionale in griglie predefinite di attività.
Il professionista Infermiere è oggi nella condizione di individuare i bisogni dei suoi assistiti, elaborare percorsi assistenziali nei quali egli diviene in grado d’integrarsi con altri professionisti della salute in un rapporto d’equipe paritetico.
L’Infermiere adegua i propri interventi alle prove di miglior efficacia, verifica, valuta ed ottimizza le proprie capacità di rispondere efficacemente ai bisogni degli assistiti.
L’enorme ampliamento concettuale della prospettiva professionale, ha provocato in molti casi, una sorta di destabilizzazione degli assetti professionali e della capacità dei singoli di inserirsi in questo mutato scenario.
La mancanza di chiare linee di demarcazione dell’agire professionale, ha creato incertezze, dubbi, timori circa le possibili implicazioni giuridiche correlate all’assunzione diretta di responsabilità di professionisti non più ausiliari.
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