lunedì 30 novembre 2015

Ritmi defibrillabili e Non defibrillabili

https://nursearea.files.wordpress.com/2011/10/emt.jpg

La morte Improvvisa è una morte prevalentemente cardiaca ovvero nella quale l’arresto cardiaco caratterizza l’attimo in cui la cessazione del flusso cerebrale causa la perdita di coscienza.
A tutti gli effetti l’organismo nei primi minuti successivi all’evento è spesso ancora in grado di recuperare totalmente la sua funzionalità a patto che l’arresto di circolo sia interrotto prontamente ripristinando un regolare ritmo cardiaco.
Il normale ritmo cardiaco viene definito RITMO SINUSALE in quanto origina nel Nodo Senoatriale o NODO DEL SENO, naturale pace-maker del nostro cuore.
Per aritmia si intende ogni forma di alterazione del normale ritmo sinusale. La maggior parte delle aritmie non comporta una grossa alterazione emodinamica e viene sopportata più o meno bene dal paziente.
Alcune aritmie, invece, definite appunto MALIGNE, sono in grado di alterare così profondamente la circolazione da definire un quadro di Arresto Cardiaco e pertanto necessitano di una terapia immediata volta a rianimare il soggetto.
I ritmi cardiaci in corso di arresto circolatorio si possono dividere in 2 classi dipendentemente dalla terapia indicata: Ritmi Defibrillabili e Ritmi Non Defibrillabili. 

I RITMI DEFIBRILLABILI sono caratterizzati da alterazioni del ritmo che si traducono nella assenza della attività di pompa del cuore, per i quali l’unico trattamento efficace è la defibrillazione elettrica.
Alcune caratteristiche salienti di questi ritmi meritano di essere menzionate:
1. Sono i ritmi iniziali più frequenti nell’arresto cardiaco extraospedaliero (70-90%).
2. Il loro unico trattamento efficace è la defibrillazione.
3. La probabilità della defibrillazione decresce col trascorrere del tempo (7-10% ogni minuto) in quanto questi ritmi degenerano rapidamente in ritmi non defibrillabili.
4. La prognosi in caso di ritmo defibrillabile è nettamente più favorevole rispetto a ritmi non suscettibili di defibrillazione.
5. La rianimazione cardiopolmonare di base rallenta il danno anossico cerebrale e può prolungare la durata di questi ritmi in attesa di un defibrillatore, ma non è in grado di convertire un ritmo defibrillabile in un ritmo valido. 
La Fibrillazione Ventricolare (FV) è un ritmo nel quale aree multiple del ventricolo presentano notevoli variazioni di depolarizzazione e ripolarizzazione in modo disomogeneo, asincrono e caotico.

Il miocardio si presenta tremolante; non si realizza gittata cardiaca. La FV è il meccanismo più frequente di arresto cardiaco.
La Tachicardia Ventricolare (TV) è caratterizzata da battiti di origine ventricolare in successione ad una frequenza superiore a 100/minuto. Non sono presenti normali complessi QRS, ma onde a morfologia bizzarra con incisure.
Le conseguenze emodinamiche della TV dipendono dalle condizioni del miocardio (ischemia, infarto…) e dalla frequenza della TV (fino ad oltre 200 b/min).
Quando la TV diventa emodinamicamente instabile (ischemia, alta frequenza) si può arrivare facilmente ad un quadro di arresto cardiaco (Tachicardia Ventricolare Senza Polso) ed il trattamento deve essere la defibrillazione elettrica come nella FV.

I RITMI NON DEFIBRILLABILI sono l’Asistolia e la Attività elettrica senza polso.
La Asistolia ventricolare (Cardiac Standstill) rappresenta la totale assenza di attività elettrica ventricolare a cui corrisponde assenza di contrazione dei ventricoli. L’asistolia può verificarsi come primo evento in un arresto cardiaco, può seguire una FV o TV e rappresentarne il deterioramento o seguire una DEM (vedi oltre).
Il trattamento prevede BLS e trattamento avanzato delle funzioni vitali (ACLS) il prima possibile. La sopravvivenza è nettamente inferiore rispetto ai casi defibrillabili.

L’Attività Elettrica Senza Polso (Pulseless Electrical Activity-PEA) definisce un insieme eterogeneo di ritmi che include la Dissociazione Elettro-meccanica (DEM), i ritmi idioventricolari, i ritmi di scappamento ventricolari, i ritmi idioventricolari post-defibrillazione ed i ritmi bradiasistolici.
Sono tutte aritmie caratterizzate dall’assenza di polso palpabile e dalla presenza di una qualche attività elettrica. I cardiologi hanno classicamente applicato il termine DEM quando in assenza di polso sia presente una attività elettrica a complessi stretti: in questa situazione si ha una depolarizzazione coordinata dal miocardio, ma non è presente alcuna contrazione miocardica.
La defibrillazione non è indicata.

Nei ritmi non defibrillabili la Defibrillazione Elettrica non solo non è indicata, ma è attualmente ritenuta dannosa. Le percentuali di ripristino del ritmo Sinusale sono in questi casi relativamente scarse come mostrato nella figura sotto. 

Nessun commento:

Posta un commento