interesse regionale avente ad oggetto “ Strategie di miglioramento del sistema di emergenza urgenza intra ed extra ospedaliero” e prevede , ai fi ni dello sviluppo e dell’ottimizzazione della risposta intra –ospedaliera, la riorganizzazione del Pronto Soccorso; Ricordato che il Progetto include fra i propri obiettivi la riconduzione del pronto soccorso alla funzione propria, che è quella di garantire l’emergenza – urgenza ed il ricovero appropriato, e la diminuzione delle attese per i codici di bassa priorità e prevede , inoltre, fra le azioni e strumenti di attuazione, la costruzione di un percorso
facilitato di accesso alle strutture del P.S. dedicato espressamente alle situazioni di minore urgenza;
Visto il parere favorevole espresso in relazione al documento “ Proposta di sperimentazione del modello See and Treat in Pronto Soccorso “ dal Consiglio Sanitario Regionale nella seduta del 26 giugno 2007 Rilevato che il modello di sperimentazione ivi proposto, sviluppando ulteriormente l’organizzazione dell’area assistenziale per i codici a bassa priorità,
prevede :
- l’introduzione della professionalità infermieristica, adeguatamente formata, per la gestione di alcune
patologie ritenute appropriate al trattamento in See and Treat;
- l’accrescimento della funzione di triage affinchè oltre ad individuare le consuete priorità, sia possibile indicare anche un percorso professionale differenziato all’interno dell’Area attribuendo alla competenza infermieristica, per alcune tipologie d’urgenza, l’invio del paziente allo specialista attraverso un percorso facilitato (percorsi Fast Track);
Considerato che tale modello rappresenti, nel quadro delle azioni di miglioramento del Pronto Soccorso, un’efficace modalità di risposta assistenziale che consente, per le patologie lievi, di ridurre i tempi di attesa e migliorare la qualità percepita garantendo una pronta risposta medica e / o infermieristica con l’immediata presa in carico del paziente ; Ritenuto opportuno approvare la proposta relativa alla sperimentazione del modello “ See and Treat” “ in Pronto Soccorso , allegata al presente atto di cui costituisce parte integrante ( All. A); Ritenuto, altresì , di rinviare a successivi atti della Direzione Generale del Diritto alla Salute la costituzione, previa concertazione con il C.S.R., del gruppo di lavoro regionale preposto alla defi nizione degli adempimenti necessari all’attuazione della sperimentazione e alla sua valutazione;
Precisato che dall’attuazione del presente provvedimento non derivano oneri aggiuntivi a carico
dei bilanci delle aziende sanitarie;
A voti unanimi
DELIBERA
1. di approvare il documento “ Proposta di sperimentazione del modello See and Treat in Pronto
Soccorso” che costituisce parte integrante del presente atto ( All. A) ;
2. di rinviare a successivi atti della Direzione Generale del Diritto alla Salute la costituzione , previa concertazione con il C.S.R., del gruppo di lavoro regionale preposto alla definizione degli adempimenti necessari all’attuazione della sperimentazione e alla sua valutazione ;
3. di precisare che dall’attuazione del presente provvedimento non derivano oneri aggiuntivi a carico
dei bilanci delle aziende sanitarie ;
4. di trasmettere la presente deliberazione alle Aziende Sanitarie toscane .
Il presente provvedimento, soggetto a pubblicità ai sensi della L.R. 9/95, è pubblicato per intero, allegato compreso, sul BURT, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della L.R. 18/96 e successive
modifiche.
SEGUE ALLEGATO
A. Il metodo “See and Treat” in Pronto Soccorso
Dal 1938, sulla base del RD 1631, tutti gli Ospedali devono far funzionare un servizio di
Pronto Soccorso indipendente per assicurare alle urgenze provenienti dall’ esterno la presenza di
personale libero da impegni di assistenza ai ricoverati. L’ obbligo è stato ripreso e definito dal
DPR 128 del 1969, e non è stato piu’ oggetto di ulteriori variazioni.
In conseguenza di questa certa e continua disponibilità assistenziale, della diffusione capillare
degli Ospedali - per i cittadini italiani l’Ospedale dista in media meno di 8 km da casa1 - e della
concentrazione pressoché soltanto in questi delle strumentazioni e delle specializzazioni necessari
per la totalità dei casi, inevitabilmente si è prodotto negli anni un costante incremento degli accessi.
Oggi in Italia 400 abitanti su 1000 ogni anno si rivolgono al Pronto Soccorso ospedaliero, 250 dei
quali per problemi di salute minori2
.
Dato il crescente sovraffollamento, nei Pronto Soccorso si è reso necessario discriminare i
tempi di accesso per priorità clinica, prima informalmente poi con modalità standardizzate di
“triage” (dal francese “trier”, selezionare), rese obbligatorie dal 2001 su tutto il territorio nazionale.
Il triage è svolto da personale infermieristico che ha il compito di “definire la priorità di cura sulla
base delle necessità fisiche, di sviluppo e psicosociali, sulla base dei fattori che determinano il
ricorso alle cure e compatibilmente con l’ andamento di flusso all’ interno della struttura”3
.
A seconda delle differenti modalità di triage le persone che accedono al Pronto Soccorso sono
classificati in categorie di priorità assistenziale, di solito 4 o 5, che vanno dall’ immediato ad
attese potenzialmente anche molto lunghe .Per quanti hanno necessità di una prestazione semplice,
o magari di un colloquio informativo o anche solo di essere tranquillizzati, lunghi tempi di attesa
risultano spesso poco accettabili. Per i casi lievi il problema di salute potrebbe essere risolto
direttamente all’ accoglienza evitando diversi passaggi e procedure. Una possibile soluzione è il
modello cosiddetto “See and Treat”.
Il “See and Treat” è un modello di risposta assistenziale alle urgenze minori che sta avendo
rapidissima ed ampia diffusione nel Servizio Sanitario Nazionale Inglese4
e che risulta efficace
soprattutto nel contenimento delle attese. Pochi e semplici criteri lo caratterizzano :
1. dal consueto “triage” scaturiscono due accessi distinti, uno per i casi più gravi ed uno per le
urgenze minori, cui appartiene il “See and Treat” propriamente detto;
2. esiste un’ area “See and Treat” , di solito adiacente al Pronto Soccorso, con personale proprio;
3. chi accede al “See&Treat” è accolto direttamente dal primo operatore disponibile, Medico o
Infermiere, il quale conduce autonomamente tutte le procedure necessarie fino al loro termine;
4. gli operatori addetti al “See and Treat” devono essere nel numero necessario per prendere in
carico immediatamente il paziente ed evitare il determinarsi di lunghe code;
5. il personale dell’ area “See & Treat” è costituito dagli operatori più esperti e comunque deve
aver ricevuto una formazione specifica per la patologia di competenza;
6. viene ammessa al “See & Treat” una casistica selezionata per appropriatezza
E’ evidente che gli aspetti innovativi del modello inglese sono quelli dei criteri 1 e 3, ovvero la
sostituzione della funzione di triage con una più semplice discriminazione iniziale fra casi urgenti e
casi non urgenti, e, per le urgenze minori, la completa presa in carico del caso da parte del primo
operatore disponibile, indifferentemente rispetto alla professionalità medica e infermieristica.
E’ indubbiamente questa ultima l’innovazione più significativa, che si è dimostrata valida per
promuovere l’ infermiere da un apporto prevalentemente collaborativo ad una fase operativamente
autonoma, duplicando in tal modo le potenzialità del punto di prestazione. E’ intuitivo che in tale
modo è possibile incrementare il numero delle prestazioni senza un pari, ma più limitato,
incremento delle risorse umane. Parallelamente, la prescrizione del criterio n. 5 costituisce una
garanzia di mantenimento della qualità della prestazione.
B. La via toscana al See and Treat
Nelle linee di miglioramento dei Pronto Soccorso che l’Assessorato al Diritto alla Salute sta
promuovendo, pur rimanendo la necessità di ulteriori sviluppi organizzativi sul territorio, si afferma
il principio che la risposta all’urgenza, anche solo soggettiva, deve essere fornita con efficacia e
efficienza indipendentemente dai tradizionali criteri con cui abbiamo valutato l’appropriatezza
dell’accesso in PS, almeno fino a che il riferimento prevalente per i problemi del cittadino sarà
costituito dal PS stesso.
In tale settore la Regione Toscana ha già promosso negli ultimi anni alcuni interventi
importanti con la creazione di una area assistenziale nei PS dedicata ai “codici minori”. Tale area,
dove esiste, è gestita da personale medico e infermieristico che operano secondo le modalità
assistenziali e professionali tradizionali .
Ispirandosi al modello inglese See and Treat si possono concepire ulteriori sviluppi
organizzativi della suddetta Area, che consistono:
a) nell’ introduzione della professionalità infermieristica, adeguatamente formata, nella
gestione di alcune patologie (allegato n° 1);
b) nell’ arricchimento della funzione di triage mediante il quale, oltre a stabilire le consuete
priorità, si può indicare anche un percorso professionale differenziato all’interno dell’Area.
Inoltre diviene competenza infermieristica avviare il paziente a percorsi Fast Track,
soprattutto per quanto riguarda alcune competenze specialistiche.
C. L’ autonomia professionale dell’infermiere nel percorso See and Treat
Identificare le patologie che possono essere trattate in maniera autonoma dall’infermiere nel
modello See and Treat rappresenta il punto di partenza per garantire l’efficacia e la sicurezza per
l’esercizio di una autonomia operativa di questa figura professionale in un contesto legislativo che,
al momento, ne definisce solo la cornice seppur con finalità propositive. Riteniamo questa la strada
da perseguire, la quale non si esaurisce solo attraverso un’adeguata formazione e organizzazione,
ma anche nel clima di fiducia ormai esistente tra i diversi professionisti esercenti la professione
sanitaria, con il fine di sostenere il personale infermieristico nell’esercizio della sua autonomia
operativa.
A questo fine nella fase sperimentale, successivamente esplicitata, l’operato autonomo
dell’infermiere avrà una momento di condivisione su ciascun caso con il personale medico con
successiva gestione di tutto il percorso assistenziale.
La presa di coscienza del background culturale e professionale raggiunto dall’infermiere, già
di per sé garanzia per la sicurezza di una sua operatività garantita dall’efficacia e l’efficienza delle
sue prestazioni, rappresenta, a tutt’oggi, una realtà positiva dovendo anche costituire lo stimolo per
una futura normativa favorevole a promuovere una completa autonomia. A questo proposito vale la
pena ricordare che le competenze professionali infermieristiche che si sono affinate, perfezionate, e
consolidate negli ultimi dieci anni hanno espresso una realtà operativa già di fatto autonoma nelle
terapie intensive ed in emergenza-urgenza5, 6.
Proprio nell’assistenza in emergenza-urgenza sono riconosciute e validate per legge
competenze autonome professionali che consentono all’infermiere una gestione indipendente nei
riguardi di attività assistenziali fondamentali quali, ad esempio, il triage7
.
Le norme che regolano l’attività infermieristica identificano tre criteri guida e due criteri
limite. I criteri guida sono:
- il contenuto dei decreti ministeriali istitutivi dei profili professionali (il riferimento attuale è
il DM 14 settembre 1994, n. 739),
- la “formazione ricevuta” dall’infermiere che viene determinata dall’analisi degli
ordinamenti didattici dei corsi di diploma universitario (oggi di laurea) e dai corsi di
formazione “post base”,
- e le indicazioni contenute all’interno del codice deontologico della Federazione nazionale
dei Collegi IPASVI.
I criteri limite sono ben espressi in un’altra norma di riferimento per l’esercizio professionale
infermieristico, la legge 42/1999, dove all’art. 1 si legge:
Il campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato dai contenuti dei decreti
ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma
universitario e di formazione post-base nonché degli specifici codici deontologici, fatte salve le competenze previste per
le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario per l'accesso alle quali è richiesto il possesso del
diploma di laurea, nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali.
La legge sottolinea l’esistenza di un “campo proprio”, quindi esclusivo, dell’infermiere che
determina anche un campo di “responsabilità”.
I due criteri limite previsti dalla legge 42/1999 sono determinati dalle “competenze previste per le
professioni mediche” e per le altre figure sanitarie laureate. Concentreremo la nostra attenzione sul
limite delle competenze previste dalla professione medica.
La migliore dottrina giuridica e medico legale ha analizzato il termine competenza che, come è
noto, non ha un significato univoco nella lingua italiana. Competenza può infatti significare
compito, attività che si è tenuti a svolgere oppure può significare “capacità”, “abilità”,
“conoscenza”. Nel primo caso un’attività è medica solo quando viene attribuita da apposita fonte
normativa, legislativa o regolamentare, al medico. Nel secondo caso un’attività è medica quando
solo le capacità, le conoscenze, il curriculum, la formazione di un medico sono in grado di porla in
essere o è medica quell’attività tesa a risolvere i problemi di salute di una persona solo con
l’intervento medico.
La declinazione di attività come compito non porta lontano. Il nostro legislatore da sempre è ben
lontano dall’individuare definizioni generali dell’attività medica. Ben più rispondente alle finalità
della legge 42/1999 è invece la declinazione di attività come capacità. Tra l’altro non sempre
l’attribuzione contenuta all’interno della normativa di una attività a una data figura professionale ne
comporta la esclusiva attribuzione. Può essere utile ricordare che molte attività sanitarie nascono
come mediche, si trasformano per l’acquisizione delle maggiori conoscenze in attività sanitarie
professionali non esclusivamente mediche e successivamente, talvolta, subiscono l’ulteriore
trasformazione in attività sanitarie non più strettamente professionali ed eseguibili potenzialmente
da tutta la popolazione.
Si pensi agli esempi della rilevazione della pressione arteriosa, della rianimazione
cardiopolmonare e della defibrillazione con defibrillatori semiautomatici.
In questo percorso di trasformazione, da atto medico ad atto sanitario, frequentemente si è passati
attraverso la definizione di attività protocollate e validate dal Direttore del servizio.
Inoltre, in questo caso, al fine di preparare il personale infermieristico alla gestione
completamente autonoma della casistica definita si indica nella fase sperimentale successivamente
esplicitata, che l’operatività autonoma dell’infermiere vedrà una necessaria fase di condivisione su
ciascun caso con il personale medico che consenta la successiva gestione di tutto il percorso
assistenziale. Questa modalità operativa costituirà la base cognitiva per proporre ulteriori
avanzamenti in senso normativo per garantire la completa autonomia operativa dell’infermiere.
Niente è innovato in merito alle competenze previste per il medico in materia di
certificazione e di richieste diagnostiche con implicazioni normativo – giuridiche.
D. Il percorso formativo. Infermiere certificato in interventi di primo soccorso
Il processo formativo ha come obiettivo quello di implementare l’appropriatezza
clinica/assistenziale/organizzativa e creare un modello omogeneo per migliorare le prestazioni
erogate nell’area Emergenza/Urgenza, attraverso lo sviluppo e la certificazione di competenze del
personale infermieristico per la valutazione e il trattamento di casistica con problemi di salute
minore e parallelamente percorsi formativi dedicati a MMG, Medici e Infermieri Coordinatori di
Pronto Soccorso.
Il corso è strutturato in 3 moduli (v. appendice 2), con una durata complessiva di 350 ore, che
prevedono l’alternanza fra formazione in aula e contestualizzazione operativa attraverso laboratori,
formazione on the job e supervisione sul campo. Al termine di ogni modulo, accertata la frequenza,
è prevista una valutazione finale, la cui performance scaturisce dalla valutazione delle competenze
acquisite sia nella parte teorica che pratica, nel rispetto di standard predefiniti.
Per il conseguimento del titolo di Infermiere certificato in interventi di primo soccorso il
professionista sostiene un’ esame finale che consiste in prova pratica e una prova orale su situazioni
clinico/assistenziali attribuibili al “See and Treat”.
Approccio Metodologico
Il progetto è finalizzato allo sviluppo delle competenze infermieristiche nell’ambito del See and
Treat. Quando si parla di competenze, si intende un insieme di conoscenze, abilità e comportamenti.
In questo percorso formativo sarà data particolare importanza allo sviluppo delle abilità e dei
comportamenti per formare i professionisti on the job.
Il primo step verte sull’ analisi dei bisogni formativi attraverso il bilancio competenze
capitalizzate vs competenze da capitalizzare, al fine di indirizzare la formazione sulle esigenze dei
singoli professionisti. Questo primo passaggio prende in considerazione solo Infermieri esperti che
operano all’interno dei Pronto Soccorso da almeno 3 anni e che abbiano acquisito le specifiche
competenze per il triage.
Successivamente verrà effettuata un’ elaborazioni dei dati raccolti (fabbisogno formativo) e
relativa diffusione al Gruppo di Lavoro Regionale al fine di definire la progettazione di dettaglio.
Durante questa fase verranno selezionati i Pronto Soccorso, o le altre strutture della Regione
Toscana, che, sulla base della casistica e delle specialità, saranno individuate come sedi di
formazione per l’espletamento del tirocinio.
E’ prevista infine la creazione di un gruppo di valutazione che osserverà i professionisti sul
campo per verificare la ricaduta della formazione effettuata e l’acquisizione delle abilità e dei
comportamenti previsti.
I Medici e gli Infermieri Coordinatori dei P.S. selezionati saranno a loro volta inseriti nel
percorso formativo al fine di coinvolgere tutti gli attori del sistema al cambiamento organizzativo,
implementando una prima fase sperimentale con valutazione dei risultati da parte del Gruppo di
Lavoro Regionale e successiva estensione della rete, con proposte di miglioramento e monitoraggio
operato attraverso l’ Osservatorio permanente sul sistema di emergenza – urgenza del CSR.
Contenuti
Modulo 1: 200 ore
Obiettivo: Diagnosticare e trattare la casistica selezionata per il See and Treat
• Principale casistica attribuibile al See and Treat
• Epidemiologia, fisiopatologia, diagnosi e trattamento clinico assistenziale
• Modelli organizzativi per il See and treat
• Il sistema informativo
• il sistema degli indicatori: struttura, processo ed esito
• La responsabilità e l’autonomia infermieristica
Modulo 2: 100 ore
Obiettivo: Utilizzare le evidenze e la ricerca per la pratica clinica
• Utilizzo di linea guida e protocolli per la pratica clinica
• Principali trattamenti terapeutici rispetto alla casistica selezionata
• L'Evidence Based: la ricerca delle evidenze
• Gli strumenti informatici di supporto: le banche dati
• L'impatto dell'EB sull'organizzazione
Modulo 3: 50 ore
Obiettivo: Potenziare le proprie risorse personali attraverso l’apprendimento organizzativo
• Come relazionarsi all’interno delle organizzazioni
• Teoria e tecniche degli atteggiamenti e della comunicazione interpersonale
• Le comunità di pratica e l’ITC
• Riflessioni etiche e deontologiche sull’agire infermieristico nelle situazioni selezionate per il
See and Treat
Tempi di realizzazione:
Il percorso formativo per l’ Infermiere certificato in interventi di primo soccorso ha una durata
prevista di sei mesi.
Valutazione
Sono previste 3 valutazioni in itinere tese a certificare le competenze previste per ogni modulo.
Le valutazioni consistono in prove di tipo orale e pratiche su specifici percorsi selezionati come See
and Treat, in presenza di una commissione, Gruppo di valutazione, composta da un docente medico,
un docente infermieristico, un tutor infermiere e un segretario formalmente incaricato.
Nel caso in cui il candidato non superi la performance stabilita dalla commissione, dovrà
sostenere nuovamente l’esame, previo approfondimento delle tematiche previste dal modulo
direttamente sul campo in presenza di un tutor designato dal progetto.
E. Percorso di avvio del Progetto “See and Treat” in Pronto Soccorso
L’avvio del progetto See and Treat con la realizzazione dell’Area dedicata ai “codici minori”
con gestione infermieristica prevede:
a) Obbiettivo: ridurre le attese e migliorare la qualità percepita fornendo una pronta risposta
medica e/o infermieristica al problema del paziente, in modo che non si formino lunghe
code;
b) Struttura.
- Area triage che comprende un locale, possibilmente attiguo, dedicato alla gestione dei
pazienti con problematiche minori;
- Servizio di diagnostici radiologica dedicato al Pronto Soccorso
c) Organizzazione.
- Potenziamento delle risorse infermieristiche al triage per svolgere il trattamento in See and
treat con personale Medico e Infermieristico dedicato
- Nella fase di sperimentazione il percorso diagnostico – terapeutico - dimissione è
controfirmato dal medico che valida l’appropriatezza e la coerenza del trattamento attuato
dall’infermiere in formazione. La certificazione medica sul percorso attuato dall’infermiere
deve garantire il cittadino e documentare la competenza infermieristica valorizzando la
personal practice knowledge dell’infermiere, attraverso attività di coaching e di tutoring
all’interno di un modello di formazione situata, cioè ancorata al contesto organizzativo, al
fine di rilasciare la certificazione di competenze come Infermiere esperto in primo soccorso.
d) Sperimentazione
L’organizzazione dell’Area dedicata ai codici minori con gestione infermieristica deve
vedere una fase sperimentale di circa un anno con il coinvolgimento di almeno due PS per
Area Vasta individuati dal Gruppo di lavoro regionale in accordo con l’Osservatorio
permanente. Il progetto si sviluppa nel periodo 2007/2008 e prevede le seguenti fasi:
Settembre 2007 presentazione del progetto alle Aree Vaste e PPSS interessati
Ottobre 2007 avvio delle attività formative d’aula
Novembre 2007/Dicembre 2008: periodo di attivazione sperimentale delle
attività. Nello stesso periodo sarà realizzato uno studio osservazionale atto a
verificare nella pratica clinica quotidiana i risultati del See and Treat.
Per l’anno di sperimentazione le aziende coinvolte devono disporre la formazione di n.3
infermieri già operanti presso ciascuno dei 6 PS individuati.
f) Verifica e implementazione
All’approvazione della Delibera Regionale il Gruppo di Lavoro Regionale provvederà alla
definizione della documentazione necessaria all’implementazione della sperimentazione ed
alla sua valutazione. Al termine del periodo sperimentale lo stesso Gruppo completerà la
verifica della qualità delle prestazioni e della qualità percepita, saranno quindi apportate le
modifiche ritenute necessarie, prima di procedere alla implementazione sul territorio
regionale ed in prospettiva sarà valutata l’opportunità di prevedere l’attivazione anche sul
territorio (Case della Salute, Punti territoriali di Primo Soccorso).
g) sarà compito del CSR e dell’Osservatorio permanente dell’emergenza – urgenza proporre,
sulla base degli eventuali risultati favorevoli della sperimentazione, alle competenti sedi
normative a livello regionale e nazionale una regolamentazione che riconosca l’autonomia
infermieristica nella gestione della casistica oggetto di questo documento.
Appendice 1.
Le tipologie cliniche del “See and Treat”
Per definire le patologie appropriate al trattamento in area “See & Treat” il Gruppo di Lavoro
Regionale ha proceduto ad un’ elencazione delle urgenze minori compatibile con i gradi minori
della classificazione in 5 gradi di severità delle emergenze “ESI – 4”8
. In questo modello standard
di triage l’ attribuzione della priorità deriva dalla gravità clinica e dal prevedibile uso di risorse
(procedure, esami diagnostici, consulenze ecc.) dei servizi di Pronto Soccorso. I livelli da 1 a 3 sono
caratterizzati da decrescente rischio di vita, e i livelli 4 e 5 sono univocamente rappresentativi di
minima gravità e consumo di una (livello 4) o nessuna (livello 5) risorsa diagnostica o
assistenziale.
L’elencazione riportata in “Appendice 1” comprende motivi di presentazione riferibili nella
pratica corrente ai livelli ESI 4 e 5, raggruppati per organo o apparato. Sono stati esclusi l’
apparato nervoso, quello cardiovascolare e respiratorio, in quanto qualsiasi tipo di presentazione
relativa a questi apparati anche se riferita e non in atto merita un approfondimento maggiore. Per lo
stesso motivo sono state escluse le presentazioni per dolore addominale, anche se all’apparenza
non gravi o solo anamnestiche.
Con la dizione “fast track” sono indicate le tipologie di urgenza, sempre pertinenti ai livelli
ESI 4 o 5, per cui allo stato attuale è preferibile che chi accoglie il paziente, una volta riconosciuta
la situazione clinica, proceda direttamente lungo una rapida via preferenziale all’ invio allo
specialista, con particolare riferimento alla popolazione pediatrica.
TIPOLOGIA MOTIVO DI PRESENTAZIONE
Oftalmologiche ecchimosi periorbitale
Congiuntivite
corpo estraneo congiuntivale
corpo estraneo corneale
edema periorbitale e congiuntivale
emorragia sottocongiuntivale
cheratocongiuntivite da ultravioletti
irritazione da lenti a contatto
lente a contatto dislocata
patologie palpebrali e annessi
ORL tappo di cerume
otite esterna (orecchio del nuotatore)
otite media
corpo estraneo nell' orecchio
scissione lobo dell' orecchio
epistassi pregressa (no anticoagulanti)
corpo estraneo nel naso
sinusite e rinite
faringite e altre flogosi minori
Odontostomatologiche dolore articolazione temporomandibolare
lussazione abituale della mandibola
ulcera afosa
herpes simples della bocca
Gengivite
candidosi orale
cheilite angolo della bocca (perlèche)
lingua arrossata
edema dell' uvula
dolore dentario dopo estrazione
dolore dentario
Stomatiti
Toracopolmonari raffreddamento prime vie aeree (temp)
Costocondrite
Gastroenterologiche Singhiozzo
ingestione di corpo estraneo
chiamata al centro antiveleni
vermi intestinali
dolore emorroidario
stipsi cronica
Dispepsia
Gastroenterite non complicata
Urologiche Cistite
urine colorate
Uretrite
herpes genitale
ritenzione urinaria (cateterismo vescicale)
Ginecologiche dolore mestruale
test gravidici di esclusione
Muscoloscheletriche colpo di frusta cervicale *
Torcicollo
lombalgia acuta
Fibromialgia
arttrite acuta monoarticolare
contusioni minori
storta del piede
effusione traumatica
neuropatia radiale (paralisi del Sabato sera)
Intrappolamento del nervo radiale (cheiralgia)
tenosinovite del pollice (De Quervain)
dislocazione del dito
rottura del tendone plantare
frattura del dito
Sintomatologie altiche osteo-articolari
Tessutali lacerazione semplice
avulsione superficiale della punta del dito
rimozione di anello
ematoma o ecchimosi subungueale
corpo estraneo sotto l'unghia
infezione della base ungueale
medicazione delle dita
rimozione di amo da pesca
traumatismi e abrasioni da tatuaggi
Morsi
profilassi antitetanica
Ferite per brevi suture
punture da animali marini e insetti
Contusione
ferite superficiali da non suturare
rimozione punti
Abrasioni
Dermatologiche dermatiti da contatto
ustioni solari
ustioni a medio spessore
Geloni
puntura di vespa / ape
corpo estraneo nella pelle
puntura da punta di penna
corpo estraneo nel sottocute
granuloma piogenico
intrappolamento nella lampo
herpes simplex
orticaria modesta entità
Lesione dermatologica pruriginosa
Pediculosi
Alopecia
eritema da bavaglino
Verruche
Foruncoli
cisti sebacee
Idrosoadenite
cisti pilonidale
unghia incarnita
Altro Prurito isolato
rialzo pressorio asintomatico
Ansia 106
PERCORSI FACILITATI (FAST TRACK) TIPOLOGIA MOTIVO DI PRESENTAZIONE
ORL otite media sierosa
odontostomatologiche avulsione dentaria
trauma dentario
sanguinamento dentario
complicanze ortodontiche
ginecologiche sanguinamento vaginale
Vaginite
corpo estraneo in vagina
ascesso Bartolini
vulvovaginite da contatto
condilomi acuminati
contraccezione "del giorno dopo"
Patologie ginecologiche minori
muscoloscheletriche stiramento legamentoso
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