venerdì 13 novembre 2015

LINEE GUIDA SUL "TRIAGE" INTRAOSPEDALIERO PER GLI UTENTI CHE ACCEDONO DIRETTAMENTE IN PRONTO SOCCORSO.

Considerazioni    generali.    Il   sistema   di    "triage"    e'    uno   strumento   organizzativo    rivolto    al governo degli accessi non programmati ad un servizio per acuti. Questo processo, con cui i pazienti vengono selezionati e classificati in base al tipo e all'urgenza delle loro condizioni, e' da distinguere  dalla visita medica, in quanto l'obiettivo del "triage" e' proprio la definizione della priorità con cui il paziente verrà visitato dal medico. Il triage, come sistema operativo, può essere svolto con diverse modalità a seconda dei campi in cui viene applicato: in centrale operativa, in pronto soccorso, sul territorio o nelle maxiemergenze e catastrofi. Il termine triage deriva dal verbo francese  "trier"  e significa scegliere, classificare e indica quindi il metodo di valutazione e selezione immediata usato per assegnare il grado di priorità, per il trattamento quando si e' in presenza di molti pazienti. Il presente documento intende affrontare specificatamente la funzione di triage a livello ospedaliero ed in  particolare nelle strutture complesse di pronto soccorso, come previsto dall'atto di intesa Stato regioni sulle linee guida in materia di requisiti organizzativi e funzionali della rete diemergenza - urgenza, in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 laddove recita "all'interno del D.E.A. deve essere prevista la funzione di triage, come primo momento di  accoglienza  e  valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorita' di intervento.   Tale funzione e' svolta da personale infermieristico adeguatamente formato, che opera secondo i protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio". La tendenza in crescita e comune a tutte le  realtà sanitarie di ricorrere al pronto soccorso da parte di un numero sempre maggiore di  cittadini  crea l'esigenza di utilizzare il triage nel pronto soccorso ad elevato numero di accessi. A livello ospedaliero,  la funzione di triage deve essere attivata in tutte le unità operative di pronto soccorso - accettazione, purché correlata al numero degli accessi. Le aziende sanitarie devono garantire le risorse per assicurare   la funzione di triage. Tale funzione dovrà essere assicurata in ogni caso e continuamente in quei presidi con oltre 25.000 accessi per anno. Gli ospedali che, pur essendo al di sotto dei 25.000 accessi per anno,  si trovano ad operare in condizioni di flussi periodicamente elevati ed irregolari (turismo stagionale, fiere,     manifestazioni,     ecc.)  devono garantire la funzione  di  triage proporzionalmente alle necessità.

Personale.
Il triage deve essere svolto da un infermiere esperto e specificatamente formato, sempre presente nella zona di accoglimento del pronto soccorso ed in grado di considerare i segni e sintomi del paziente per identificare condizioni potenzialmente pericolose per la vita e determinare un codice di gravita' per ciascun paziente al fine di stabilire le priorità di accesso alla visita medica. L'infermiere opera sotto la supervisione del medico in servizio, responsabile dell'attività, e secondo  protocolli  predefiniti riconosciuti e approvati dal responsabile del servizio di pronto soccorso  - accettazione o dipartimento   di emergenza - urgenza ed accettazione (D.E.A.). Il triage e' patrimonio del pronto soccorso e, ove sussista la rotazione del personale in ambito dipartimentale, deve essere condiviso da tutto il personale infermieristico  del   dipartimento   di   eme rgenza  -   urgenza   ed   accettazione   medesimo. Formazione del personale infermieristico. L'iter formativo deve essere rivolto al personale con diploma  di infermiere professionale o diploma universitario di infermiere e con esperienza sul campo di almeno sei  mesi in pronto soccorso, e deve riguardare oltre l'insegnamento di base rispetto alle funzioni di   triage anche lezioni di psicologia comportamentale, di organizzazione del lavoro e di conoscenza di tecniche relazionali.




Organizzazione del lavoro.
L'attività del triage si articola in: accoglienza: raccolta di dati, di eventuale documentazione medica, di informazioni da parte di familiari e/o soccorritori, rilevamento parametri vitali e registrazione. assegnazione codice di gravità: e' opportuno che vengano attribuiti codici colore sia per criteri di praticità, omogeneità ed efficacia visiva, sia perché di immediata comprensione anche da parte dei pazienti. E' necessario inoltre che tale criterio coincida con i codici utilizzati  nella  fase  extraospedaliera.
I codici di criticità, in analogia con i criteri definiti dal decreto del Ministero della sanità del 15 maggio 1992, articolati in quattro categorie ed identificati con colore sono: codice rosso: molto critico, priorità massima   pazienti   con   compromissione   delle  funzioni   vitali,   accesso   immediato   alle    cure; codice giallo: mediamente critico, priorità intermedia; codice verde: poco critico, priorità bassa, prestazioni differibili; codice bianco: non critico, pazienti non urgenti; gestione dell'attesa: per la rivalutazione delle condizioni dei pazienti che possono mutare durante l'attesa. Per poter assicurare un livello qualitativo adeguato occorre prevedere la verifica periodica  della  congruità  dei  codici  assegnati.
Strutture.
Le strutture in cui viene effettuato il triage  devono  consentire  la  raccolta  dati,  informazioni  ed  una breve  semplice  valutazione  con  rispetto  della  privacy  anche  ai  sensi  della  normativa vigente.

Informazione all'utenza.
E' indispensabile garantire una corretta informazione all'utenza sul sistema di triage. Tale azione deve essere sviluppata dalle aziende sanitarie attraverso il supporto di una campagna informativa rivolta alla popolazione (informazione tramite media, distribuzione opuscoli, ecc.) e con strumenti (pannelli luminosi, ecc.) da collocarsi in ogni luogo di attesa contiguo agli ambulatori di pronto soccorso.


LINEE GUIDA SULLA CHIRURGIA DELLA MANO E MICROCHIRURGIA NEL SISTEMA DELL?EMERGENZA – URGENZA SANITARIA

Premessa.
La chirurgia della mano e microchirurgia può essere definita  come una "... attivita' di  diagnosi e cura  che richiede un particolare impegno di qualificazione, mezzi, attrezzature e personale specificatamente formato ..." (art. 5 della legge 23 ottobre 1985, n. 595). Anche se non inserita nell'elenco delle altre specialità contenute nel decreto ministeriale 29 gennaio 1992, la chirurgia della mano e microchirurgia viene ind ividuata nell'ambito del D.E.A. di secondo livello di cui all'atto d'intesa Stato - regioni sul sistema di emergenza sanitaria , in applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992. In base a tale atto, al pari di altri settori di intervento nel sistema dell’ emergenza – urgenza sanitaria, occorre prevedere sul territorio nazionale una rete  di  presidi  in  grado  di  fornire  una risposta sanitaria specialistica di chirurgia della mano e microchirurgia.

Definizione dei livelli di intervento.

Nel campo della chirurgia della mano e microchirurgia, gli interventi sono configurabili, dal punto di vista della complessità chirurgica in  due distinti livelli:  I  livello, o a "bassa complessità", riconducibile  a    tutta    la    patologia    traumatica    della    mano    (lesioni    cutanee,    lesioni    tendinee    e  capsulo – legamentose, fratture chiuse, ecc.); II livello, o ad "alta complessità", riconducibile a  prestazioni di alta specialità, ovvero al trattamento di lesioni gravi, come quelle in cui sono interessati piu' di tre tessuti conparticolare riguardo ai vasi, che, nel caso di reimpianti,  garantiscono la vitalità  del segmento interessato. Dal punto di vista operativo, sono definibili ad "alta complessità"  quelle  situazioni che rendono necessaria l'attivazione  di una seconda equipe operatoria  microchirurgica, per  far fronte all’emergenza.

Organizzazione della rete.
La rete dei presidi, in grado di fornire  una  risposta sanitaria  specialistica,  deve  essere  costituita  da centri di I livello e da centri regionali o interregionali di II livello. Gli interventi di chirurgia della mano  e relative tecniche  microchirurgiche, configurabili dal punto di vista della complessità chirurgica come  di I livello o a "bassa complessità", sono realizzabili presso le unità  funzionali chirurgiche di ortopedia    e  traumatologia,  anche  attraverso  l'attività  di  specifici  settori   all'interno   delle   unità   medesime. Tali settori di intervento sono collocati in presidi ospedalieri sedi di  dipartimento  di emergenza  - urgenza ed accettazione di I livello (D.E.A. I livello). Gli interventi di chirurgia della mano e relative tecniche microchirurgiche, configurabili dal punto di vista della  complessità  chirurgica  come  di  I  livello o ad "alta complessità", sono realizzabili presso le unità funzionali di chirurgia della mano e microchirurgia collocate in presidi ospedalieri sedi di dipartimento di emergenza - urgenza ed accettazione di II livello (D.E.A. di II livello), come da atto d'intesa Stato - regioni. I centri di II livello devono assicurare la corretta pianificazione della casistica di competenza (elezione) ed il trattamento di emergenze- urgenze indifferibili e coincidenti (urgenza), dotandosi conseguentemente delle necessarie risorse umane e  tecnologiche.

Le regioni e le province autono me, nell'ambito della specifica programmazione regionale, definiscono i criteri  per  l'accreditamento,  nonché  specifici  indicatori  per  la  verifica   ed   il   controllo   della   qualità delle prestazioni erogate.


Modello organizzativo della rete.
Alla luce della distribuzione attuale delle unità operative presenti sul territorio nazionale, occorre organizzare una rete integrata di chirurgia della mano e microchirurgia prevedendo l'eventuale potenziamento delle strutture già esistenti, nonché l'istituzione di altre,  al  fine  di  garantire  una  copertura omogenea dell'intero territorio.
Sulla  base  dell'incidenza  della  pato logia traumatica, delle  caratteristiche  orografiche  de l territorio della distribuzione della popolazione occorre  individuare, orientativamente ogni 4 milioni di abitanti  una struttura di II livello di chirurgia della mano e microchirurgia. Per una corretta erogazione di prestazioni di chirurgia della mano e microchirurgia, le regioni e le province autonome possono programmare, in accordo con le regioni viciniori, l'individuazione di ulteriori unità funzionali e/o il potenziamento delle strutture esistenti. Le realtà attualmente sprovviste di strutture di II livello devono attivare, sulla base di  protocolli di  intesa da definirsi tra regioni e province autonome limitrofe, un coordinamento interregionale per la gestione dei flussi di pazienti ed una corretta risposta sanitaria specialistica.

Indicazioni operative.
1.    Per la traumatologia in particolare, la risposta sanitaria in regime d'urgenza si realizza attraverso l'utilizzo di protocolli finalizzati all'individuazione delle modalità di gestione delle urgenze indipendentemente dalla sede di provenienza dell'infortunato, nonché delle modalità di trasferimento ed accettazione presso le unità funzionali di chirurgia della mano e microchirurgia di riferimento;
2.         l'efficacia degli interventi e' strettamente legata all'integrazione tra il livello clinico ed il livello organizzativo  dove :




3.      il livello clinico e' rappresentato dall'attività sul luogo dell'evento, sui mezzi di soccorso e negli ospedali;
4.             il livello organizzativo e' rappresentato dall'attività della centrale operativa  "118";

3.     il coordinamento per il trasferimento presso le unità funzionali di II livello con la conseguente individuazione del posto letto, viene svolto dalla centrale operativa 118 competente per  territorio, sulla base di protocolli da definirsi tra regioni/province autonome limitrofe. Qualora questi ultimi accordi non fossero ancora in essere occorre far riferimento a quanto indicato al successivo punto 6);
4.             i protocolli elaborati sulla base di quanto indicato nella scheda in allegato vengono adottati da lle
centrali operative 118, dai pronto soccorso - accettazione - medicina d'urgenza, nonché  dalle unità funzionali di I livello per l'individuazione: dei casi da  indirizzare  presso  i  centri  di  II livello (chirurgia della mano e microchirurgia); dei tempi di trasferimento; delle modalità di trasporto;
5.             la  gestione  delle  lesioni  complesse  e  delle  amputazioni  deve   prevedere  la  trasmissione  di
informazioni generali relative al paziente ed alle lesioni subite dal medesimo (modalità, cronologia e tipologia di infortunio), nonché le modalità di soccorso territoriale e di trasporto,  cos ì come descritte nell'allegato;

6.             in fase transitoria, in attesa della completa attivazione del"sistema 118" sull'intero territorio nazionale ed avvalendosi del supporto delle centrali operative, possono essere utilizzati sistemi  di coordinamento già operanti sulla base di esperienze già consolidate. All'interno delle strutture complesse chirurgiche (ortopedia e  traumatologia e/o chirurgia plastica, ecc.), la responsabilità  di settori di specifica attivita' diI livello può essere affidata a dirigenti medici con documentata esperienza nel campo della chirurgia della mano  e  delle  relative  tecniche  microchirurgiche.  La responsabilità delle unità funzionali di II livello di chirurgia della mano e' affidata ad un dirigente medico con documentata esperienza nel settore della chirurgia della mano e  delle relative tecniche microchirurgiche, che abbia espletato, per almeno due anni, attivita' presso  centri specialistici riconosciuti a  livello nazionale e/o internazio  nale.

Nessun commento:

Posta un commento