mercoledì 2 dicembre 2015

Disidratazione nell’anziano

Il nostro organismo è formato principalmente da acqua. Nel neonato l’acqua costituisce il 75% circa del peso corporeo, ma questa frazione si riduce progressivamente fino a stabilizzarsi intorno al 55-60% del peso corporeo nell’età adulta. Nell’anziano si ha un’ulteriore riduzione della quantità di acqua totale corporea, sia come valore assoluto sia come frazione percentuale per cui si comprende quanto sia importante cercare di ovviare ai problemi come la disidratazione. Evitando la disidratazione si evitano la maggior parte dei problemi che ritroviamo negli anziani, tra cui anche le lesioni da decubito e l’ipertensione arteriosa. In questo articolo vedremo come fare e come agire per evitare questo problema.

L’acqua svolge un ruolo fondamentale nei processi di digestione, assorbimento, trasporto, utilizzo di nutrienti, oltre che per l’eliminazione delle scorie metaboliche. È importante mantenere costante il bilancio idrico. Nel corso della giornata l’organismo perde notevoli quantità di acqua (sudorazione, escrezione): circa 1.550 ml di acqua con le urine; 100-300 ml con le feci, 500 ml con la respirazione e 200 ml con la traspirazione cutanea. Si acquisiscono invece circa 250 ml di acqua in seguito ai processi metabolici e 750 con il cibo. Per mantenere il corretto bilancio idrico occorre quindi assumere liquidi bevendo e consumando alimenti ricchi di acqua. In condizioni normali il fabbisogno idrico giornaliero è di circa 30 ml per chilo di peso corporeo oppure 1 ml per ogni caloria assunta. In pratica ogni giorno bisogna bere circa un litro e mezzo di liquidi con le bevande (preferibilmente acqua), la restante porzione va assunta con gli alimenti. In condizioni particolari (febbre, diarrea, vomito, stagione molto calda) tali quantità vanno aumentate fino a raddoppiarle. Una formula utilizzata per calcolare la quantità di liquidi necessaria è la seguente:
  • 100 ml di liquidi per ogni chilo di peso corporeo per i primi 10 kg;
  • 50 ml di liquidi per kg per i successivi 10 kg;
  • 15 ml di liquidi per ogni kg dopo i 20 kg.
L’equilibrio idrico deve essere mantenuto bevendo essenzialmente acqua. Bevande diverse (come aranciate, bibite di tipo cola, succhi di frutta, caffè, tè) oltre a fornire acqua apportano anche altre sostanze che contengono calorie o che sono farmacologicamente attive (come per esempio la caffeina). Queste bevande vanno usate con moderazione. Non ci sono invece controindicazioni all’assunzione di acqua gasata e all’assunzione di acqua del rubinetto. Per disidratazione si intende una riduzione del volume corporeo di acqua, tale condizione è grave quando viene perso il 3% del peso corporeo. Le persone anziane hanno una ridotta sensazione di sete e la loro risposta ormonale alla disidratazione (liberazione di ormone antidiuretico) è insufficiente. Questi cambiamenti, più pronunciati nei soggetti con malattia di Alzheimer, rendono i soggetti anziani più sensibili al rischio di disidratazione. Inoltre hanno un rischio più alto gli anziani allettati rispetto a quelli non allettati e gli anziani solo in parte dipendenti, quelli cioè che sembrano capaci di assumere liquidi ma che in realtà non lo sono. Il principale fattore di rischio della disidratazione è lo scarso introito di acqua per via orale (per mancanza di autonomia, patologie oro-faringee, scarsa sensazione di sete). A questo si può aggiungere un aumento della perdita di liquidi causato da:
  • patologie (febbre, diarrea o vomito);
  • uso di diuretici o di lassativi;
  • patologie che inducono un aumento della perdita di urine (diabete, ipercalcemia, ipocaliemia).
Gli operatori sanitari devono inoltre tenere sotto controllo i soggetti:
  • con patologie (demenza, patologie renali, depressione, malattie psichiatriche);
  • con storia di disidratazione;
  • in terapia con farmaci.
Il primo sintomo della disidratazione è la secchezza della bocca. Poi, a mano a mano che lo stato di disidratazione aumenta, sia la pelle sia le mucose (comprese quelle dell’occhio) diventano secche e asciutte e compaiono senso di affaticamento, mal di testa, arrossamento della pelle, crampi muscolari, perdita di appetito, intolleranza al calore, apatia. Se lo stato di disidratazione è ancora più grave, si possono averevertigini, nausea e vomito, tachicardia, riduzione dell’attenzione, della capacità di concentrazione e sdoppiamento della visione, fino a perdita di conoscenza e rischio di coma. Una disidratazione dell’1% del peso corporeo si ripercuote sull’attività e sulle performance fisiche dell’organismo. Se la disidratazione sale al 2% vengono alterati la termoregolazione e il volume plasmatico e comincia a manifestarsi il senso di sete. Con una disidratazione intorno al 5% compaiono crampi, debolezza, maggiore irritabilità, mentre intorno al 7% si può avere malessere generale, debolezza intensa e anche allucinazioni. Con il 10% vi è il rischio concreto di insorgenza del colpo di calore e comincia a esservi pericolo per la sopravvivenza. Uno stato persistente di disidratazione compromette sia le capacità fisiche sia quelle mentali. Inoltre aumenta il rischio di calcoli renali, il rischio di contrarre tumori del colon e dell’apparato urinario (vescica, prostata, reni) e il rischio di prolasso della valvola mitrale.
Per prevenire la disidratazione l’infermiere deve:
  • spiegare all’anziano in grado di intendere l’importanza dell’assunzione di liquidi;
  • stimolare anche i familiari a somministrare liquidi;
  • spiegare quali sono i fattori responsabili della disidratazione;
  • identificare i primi segni della disidratazione;
  • offrire liquidi regolarmente;
  • fornire le bevande preferite al soggetto;
  • gestire con cura i soggetti che soffrono di incontinenza in modo da evitare che questi si rifiutino di bere per paura di rimanere bagnati.
Per tenere sotto controllo la quantità di liquidi assunti nel corso della giornata è bene mantenere la documentazione scritta della quantità di liquidi assunti.
Per stimolare l’anziano a bere è possibile:
  • stabilire insieme al soggetto alcuni obiettivi della giornata (relativi all’assunzione di liquidi) e poi verificare di aver raggiunto tali obiettivi;
  • offrire all’anziano da bere più volte al giorno;
  • sfruttare alcuni momenti della giornata per aumentare l’assunzione di liquidi per esempio il tè del pomeriggio oppure subito dopo l’assunzione della terapia;
  • suddividere il numero di bicchieri d’acqua nel corso della giornata.
Si ricorda infine che una buona idratazione riduce il rischio di:
  • lesioni da decubito;
  • stitichezza;
  • infezioni delle vie urinarie;
  • calcoli renali;
  • patologie cardiache;
  • ipertensione;
  • diabete;
  • disorientamento e difficoltà cognitive.

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