Esistono gli articoli fatti per osare, per cercare una reazione, per cercare di ispirare
Eppoi invece ci sono io che cerco di inspirare e contare fino a dieci prima di scrivere di prescrizione infermieristica.Tanto è stato scritto, tanto è stato detto, spero che anche tanto sia stato letto. Sarebbe pertanto superfluo parlare ancora di prescrizione infermieristica in quanto tale.
Parliamo allora del calcolo per il dosaggio dell’insulina, allo stesso modo in cui ci raccontano di come sia possibile asportare un rene senza che però sia una competenza infermieristica. Ma come si suol dire, non c’è cultura senza curiosità.
Riguardo ai metodi di dosaggio dell’insulina, è possibile avvalersi della conta dei carboidrati. Questo metodo ci permette di adeguare la dose di insulina da iniettare tenendo in considerazione la quantità circa dei carboidrati che saranno assimilati dal pasto. Il vantaggio principale che deriva dalla scelta di questo metodo riguarda il comfort dell’assistito al quale viene permessa una maggior scelta di alimenti per i propri pasti.
Il conteggio dei carboidrati avviene tramite un semplice calcolo basato sulla quantità di alimento assunta rapportata al numero di carboidrati presenti in quell’alimento.
Per conoscere quest’ultimo, è necessario l’utilizzo della tabella appositamente creata dal CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria), disponibile al seguente link: nut.entecra.it
Come si decide la dose di un bolo prandiale?
Gli elementi utili alla definizione del dosaggio di insulina per il bolo prandiale sono quattro:
- Glicemia misurata;
- Carboidrati da consumare;
- Insulina residua attiva;
- Attività fisica.
Per quanto riguarda la glicemia misurata, l’obiettivo glicemico è rappresentato da 120 mg/dl. Seguendo le regole del calcolo del dosaggio, le unità di insulina che derivano da questa correzione di glicemia si otterranno sottraendo l’obiettivo glicemico al valore dello stick glicemico e poi dividendone il risultato per 40 (numero convenzionale detto fattore correttivo).
Un esempio è quindi rappresentato da uno stick glicemico di 280, a cui sottrarre l’obiettivo glicemico di 120 ottenendo 160 (280 – 120), e dividendolo per il fattore correttivo ovvero 40.
160 : 40 = 4 UI di insulina come primo addendo del dosaggio finale.
Passiamo ai carboidrati da consumare. In età adulta il rapporto tra insulina e carboidrati (CHO) da consumare è stimato in 1 UI di insulina per 10/15 gr di carboidrati. Come abbiamo visto prima, grazie alla tabella è possibile orientarsi ed una volta calcolato il numero di carboidrati (CHO) che verranno assunti sarà necessaria una semplicissima divisione.
Esempio sono 100 gr di pane classico che forniscono 66 gr di carboidrati disponibili.
66 : 15 = 4,4 UI di insulina necessaria riguardo ai CHO da assumere.
Il calcolo dell’insulina residua attiva si basa sulla regola che l’insulina ultrarapida abbia una biodisponibilità di circa 3 ore e che si consumi al ritmo di 1/3 della dose ogni ora.
In caso di bolo effettuato quindi nelle ultime tre ore sarà necessario stabilirne le unità e SOTTRARLE al calcolo finale. Continuando il nostro esempio, immaginando una somministrazione due ore prima del pasto di 6 UI di insulina possiamo calcolarne 1/3 come insulina residua ancora attiva, ovvero 6 : 3 = 2.
Ultimo calcolo è dato dall’attività fisica: rappresenta il calcolo più difficile e di difficile applicazione ma non per questo non applicabile a priori. Un’attività fisica intensa può essere fattore di riduzione della dose finale da somministrare fino a 1/3 – 1/2 dose.
Riassumendo il nostro esempio:
- UI di insulina derivanti dal calcolo per la glicemia misurata 4 UI
- UI di insulina derivanti dal calcolo per la conta dei carboidrati da assumere 4,4 UI
- UI di insulina derivanti dal calcolo dell’insulina residua attiva -2 UI
- 4 UI + 4,4 UI – 2 UI = 6,4 UI
Occorre non farsi spaventare, tutti i calcoli e le procedure, messi per iscritto sembrano incredibilmente macchinosi e lunghi ma nella quotidianità di tutti i giorni risultano essere semplici e veloci.
Come precedentemente detto, non c’è cultura senza curiosità, in attesa che la curiosa cultura personale si trasformi in base teorica di una competenza.
Nessun commento:
Posta un commento