venerdì 25 marzo 2016

Quando sei Infermiere lo sei per tutta la vita

Faccio il lavoro più bello del mondo: vivere il cambiamento radicati al passato ma con uno sguardo al futuro genera nuove energie e speranze

Un Infermiera Racconta
Un Infermiera Racconta
Speranza e fiducia, passione ed energia sono le emozioni che emergono nel leggere il libro scritto da Sabatina Pisaneschi classe 1951 infermiera da sempre e per sempre. Il libro “Un’Infemiera Racconta – esperienze di vita tra corsia e famiglia” ci proietta in un passato non troppo lontano con ricordi che sono ben stampati nella sua mente e nel suo scritto.
Dopo circa 40 anni di lavoro come infermiera e poi come infemiere coordinatore Sabatina ha uno spaccato molto particolare della figura infermieristica. Lei si rende conto che nella Sanità stanno cambiando tante cose, anche il ruolo dell’infermiere sta cambiando, allora le viene in mente che forse potrebbe interessare a qualcuno sapere com’era il lavoro negli anni Settanta e non solo.
Abbiamo raccontato dell’interessante centro Centro di documentazione della Cultura Infermieristica a Firenze che cerca di aiutare gli Infermieri, gli studenti e tutti i cittadini a documentarsi sul passato e sulla cultura infermieristica che ci ha formato da sempre.
Qui invece viviamo un’avventura, un racconto che ci riguarda tutti e che ci permette di esplorare un passato di cui non possiamo fare a meno ma che sembra essere fondamentale per il nostro futuro, per i giovani studenti in infermieristica e per tutti coloro che hanno a cuore il Sistema Sanitario dove gli Infemieri hanno un ruolo sempre più centrale.

– Come è nata l’idea di fare un libro sull’esperienza vissuta?
Ho fatto la scuola convitto per infermiere a Firenze avevo 19 anni. Successivamente ho lavorato presso l’ospedale del Ceppo di Pistoia per 40 anni, prima come infermiera e poi come caposala (oggi chiamati Coordinatore).
Mi sono resa conto che nel mondo della sanità stanno cambiando tante cose allora mi è venuto voglia di raccontare chi era l’infermiere degli anni ’70 e come si lavorava.
Il motivo principale per cui ho scritto questo libro “Un’infermiera Racconta” è lasciare una testimonianza scritta per raccontare come era ieri il nostro lavoro e le difficoltà che abbiamo avuto nella professione infermieristica, un aiuto che può essere utile per una riflessione per il nostro futuro.
È un racconto autobiografico dove descrivo come si viveva in montagna negli anni ’70 e quando sono partita proprio da questo luogo Cassarese, a 18 anni per andare a vivere in convitto a Firenze, per studiare da infermiera dove l’accesso era per sole donne, perché si pensava che fossero più adatte a prendersi cura degli ammalati.
Questo racconto è legato alle emozioni, al periodo del convitto, ai sogni di una ragazzina che va incontro alla propria vita con l’entusiasmo dei giovani, descrivo quando ho sentito forte dentro di me il desiderio di diventare infermiera.
Come mi sentivo da allieva, cosa rappresentava per me indossare la divisa, com’ era la vita in convitto, ma soprattutto parlo dell’ importanza del malato e dei suoi familiari.
Ho provato a raccontare cosa prova un infermiere quando va a lavorare e come concilia lavoro e famiglia, per fare ciò ho cercato di non perdere mai di vista l’emozione. Questo lavoro è nato e si è sviluppato piano piano nel tempo. Ad un certo punto della mia vita lavorativa mi sono detta: “Ma quante cose cambiano in sanità”. E ho cominciato a chiedermi
“Fare l’infermiere oggi è diverso da ieri”?
Ho iniziato così a pensare che mi sarebbe piaciuto scrivere come si lavorava ieri per confrontarlo con i tempi odierni. Mi sembrava un sogno nel cassetto, da tenere lì e fantasticarci sopra, però ogni tanto riaffiorava alla mente, anzi era sempre presente.
“Però quando sei infermiera lo sei per tutta la vita, io sentivo forte dentro di me il desiderio di raccontare chi è veramente un’infermiere”.
Scrivere mi piaceva era parte di me trasmettevo su carta tutte le mie emozioni, tutto il mio vissuto d’infermiera. Questo mi ha riempito di gioia, era come se rivivessi di nuovo l’esperienza vissuta e il cuore mi si allargava, il calore della gioia m’ invadeva fino a farmi piangere. Mi ha riportato a quegli anni, mi ha fatto vedere l’importanza delle relazioni, delle amicizie quelle vere, che anche se non le frequenti non le perdi mai.
Ripercorrere la strada del passato con lo stesso affetto, anzi molto più intenso di allora.
– Rifaresti l’Infermiera ? perché ?
Certamente senza ombra di dubbio sicuramente rifarei l’infermiera!
Ho sempre amato la mia professione, anche nelle difficoltà che non sono mancate, ma sopratutto essere infermiera poter stare vicino al malato, prendersi cura di lui e dei suoi familiari con amore mi ha fatto sentire importante.
Quando ero al letto del malato e capivo i suoi bisogni di assistenza vedevo un’espressione di gratitudine nel suo sguardo che mi riempiva di gioia. Mi sono così resa conto che la mia vita non era sprecata, anzi era utile agli altri. Avevo chiaro chi ero e sentivo la responsabilità di fare seriamente il mio lavoro, cercando di farlo nel modo migliore di cui ero capace, senza perdere mai di vista il bisogno del malato.
Essere infermiera e sentirsi tale mi ha dato un’identità chiara e precisa sia nel lavoro che nella vita privata. Nella mia professione ho ricevuto stima e fiducia dai colleghi dai medici dai responsabili, ma soprattutto sono stata apprezzata e ringraziata dagli ammalati.
Questo lavoro mi ha fatto capire l’importanza degli altri nella vita di ogni uno.
Infermieri una garanzia di qualità per il Servizio Sanitario
Infermieri una garanzia di qualità per il Servizio Sanitario
– Cosa dire ai giovani che vogliono iscriversi al corso di Laurea Infermieristica?
È soprattutto a voi giovani studenti che mi rivolgo perché se sappiamo da dove siamo partiti capiamo anche meglio dove stiamo andando.
Dal mio libro Un’infermiera Racconta: “ Vorrei regalare le mie emozioni, la mia esperienza lavorativa a chi legge, ai giovani studenti in infermieristica, perché possano avere una briciola di racconto del passato, del vissuto di un’infermiera, nata in un piccolo paese di montagna in tempi diversi da quelli attuali”.
Essere nel cambiamento non significa farsi travolgere ma cercare di diventarne in qualche modo protagonista, approfittare delle opportunità che ti vengono poste, assumersi responsabilità sempre più elevate per raggiungere la propria autonomia e i propri spazi.”
Chi è oggi l’infermiere? Come lavora? Con quali strumenti? La Sanità sta cambiando, con passi da gigante. Come sono oggi le relazioni umane negli ospedali? Chi si prende cura del malato?
Vorrei dire soprattutto a voi che rappresentate il nostro futuro: Il cammino è ancora lungo ma dobbiamo essere forti, presenti e avere ben chiaro chi siamo.
L’assistenza è veramente un’arte se stiamo vicini al malato con un sorriso. Con questa terapeutica vicinanza abbiamo già fatto una buona parte della nostra arte.
E quando nel prenderci cura riusciamo a vedere i risultati di autonomia del malato, siamo veramente soddisfatti del nostro lavoro.
L’importante è non perdere mai la fiducia, la speranza che trasforma anche le situazioni difficili nonostante tutto e malgrado tutto, lasciando aperta la porta della fiducia e della speranza tutto può sempre cambiare.
“Quanto la nostra vita potrebbe essere diversa e serena se ognuno di noi nel suo piccolo riuscisse a coltivare l’amore che ha dentro di sé e donarlo così agli altri senza aspettarsi nulla in cambio”.

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