Chi è quello sconosciuto con la divisa da infermiere
che si incontra immediatamente appena si entra in un pronto soccorso? Ti
fa delle domande per capire il perché hai varcato quelle porte ed entra
subito nella tua vita chiedendoti i tuoi dati sensibili, la tua storia
clinica e anche le cose più intime che spesso non si raccontano a tutti.
In pochi minuti sa quasi tutto di te e ti ha fatto una fotografia della
tua situazione clinica riuscendo a riconoscere la tua gravità.
Il triagista, questo sconosciuto
Questa figura misteriosa, chiamata triagista,
ha il compito di accogliere e capire la priorità di accesso ai
trattamenti sanitari; il suo habitat naturale può essere un bancone, un
gabbiotto aperto o chiuso con lastre di vetro e sempre con un computer a
portata di mano. Un monitor multi-parametrico, di fianco, lo fa sentire
più sicuro e una piccola stanza o un lettino riescono a migliorare la
sua professionalità per prestazioni aggiuntive, che a volte risultano
essere fondamentali. Dicono che sia formato e che sia professionale nel
suo lavoro, ma ci sono caratteristiche uniche che altri infermieri forse
non hanno. Ne abbiamo individuate cinque, quelle cha fanno la
differenza, anche se ce ne sono tante altre: Decisionista pragmatico: sviluppata capacità di prendere decisioni teorico-pratiche in pochissimo tempo. Si stima che per assegnare un codice colore
e capire la gravità di un paziente riesce a decidere in pochi secondi
con la valutazione sulla porta (nel caso di un codice rosso) o al
massimo in 8-10 minuti nel caso di pazienti più stabili
emodinamicamente. Vengono prese più decisioni in un turno di triage che
in una giornata lavorativa di qualsiasi altro lavoro. Professionista occhiuto: sviluppata capacità di guardarsi
intorno e capire chi ha più bisogno degli altri. Il cosiddetto colpo
d’occhio gli conferisce un potere che gli permette di capire il caso più
urgente, anche se il paziente è l’ultimo della fila. Potrebbe essere
paragonato a un rapace come il falco, che con la sua vista unica non si
fa sfuggire proprio nulla. Ovviamente con la sua professionalità riesce
ad andare oltre e cerca di approfondire la situazione clinica. Comunicatore seriale: maturata capacità che consiste
nell’instaurare una relazione comunicativa con tutte le tipologie di
persone e i loro relativi comportamenti, anche con quelli più violenti e
aggressivi. Sin da subito il paziente si sente a proprio agio e riesce a
fidarsi, anche se non conosce chi ha di fronte. Ascoltatore attento: capacità acquisita che consiste
nell’accogliere, senza pregiudizi, tutti quelli che hanno bisogno di
essere ascoltati o di quelli che vogliono esporre le proprie necessità;
ascoltarli attentamente è d’obbligo per poter identificare i bisogni
richiesti. I triagisti portano il loro contributo al dialogo,
manifestando così di aver capito e di essere interessati ad approfondire
la conversazione; mettono a proprio agio l’interlocutore, mantenendosi
aperti a quello che dice senza essere critici nel mezzo del discorso. Investigatore segreto: capacità che si sviluppa con il tempo,
parente stretta della curiosità; in poco tempo riesce a fare le domande
giuste, quelle che servono ad arrivare al nocciolo del problema,
lasciando anche spazio al paziente di aprirsi per poter esporre le
proprie problematiche. Il famoso agente 007 può farsi da parte quando un
triagista indaga la storia clinica di un paziente.
L’automedica, mezzo di soccorso avanzato, è un
importante tassello nel sistema di emergenza territoriale, che permette
un rapido trasporto di un’équipe sanitaria avanzata sul luogo di un
evento sanitario critico.
Automedica, le caratteristiche di un mezzo di soccorso avanzato
L’automedica è un mezzo di soccorso avanzato (MSA)
utilizzato per trasportare sul luogo dell’evento un’équipe sanitaria
con competenze avanzate e la relativa attrezzatura medica.
Caratteristica peculiare di questo mezzo è la possibilità che, dopo
la valutazione del paziente e l’erogazione delle prime cure, l’équipe
possa, in base alla gravità del quadro clinico, accompagnare il paziente
in ospedale a bordo dell’ambulanza oppure riprendere attività di
automedica, affidando il paziente alle cure dell’equipaggio
dell’ambulanza intervenuta.
L’automedica può quindi fornire supporto avanzato ai mezzi di soccorso di base in caso di situazioni gravi o particolarmente complesse, oppure, a volte, intervenire per trattare direttamente un paziente che non necessiti del successivo trasporto in ospedale.
L’equipaggio dell’automedica in Italia
In Italia l’equipaggio che interviene in automedica è formato, solitamente, da tre persone:
Un Medico appositamente formato con il corso abilitante ad attività
118, (in alcune realtà anestesista-rianimatore) o inquadrato nella
disciplina di medicina d’emergenza-urgenza
Un Infermiere assegnato al 118 o di area critica
Un Autista, che può essere un dipendente A.S.L. o A.O., oppure un
soccorritore che proviene dall’Ente o Associazione convenzionata per il
servizio 118, purché formato in telecomunicazioni, con ottima conoscenza
del territorio e della tecnica del rendez-vous.
In alcune realtà del Servizio Sanitario Nazionale (ad esempio a
Verona) è lo stesso infermiere a svolgere anche il ruolo di autista. In
altre realtà, come ad esempio durante il turno notturno a Vicenza,
l’infermiere non non è previsto.
L’infermiere in automedica
L’infermiere che opera in automedica è un infermiere che ha un vissuto di Area Critica (Pronto soccorso e/o Terapia Intensiva) e che ha già acquisito esperienza di 118. Inoltre deve essere in possesso di alcune certificazioni quali BLSD, PBLSD, PTC avanzato, ACLS e gestione base e avanzata delle vie aeree.
La figura infermieristica in automedica è di fondamentale importanza
in quanto, in collaborazione con il medico e l’autista, è in grado di
cooperare nella gestione di un paziente critico in ambiente
extra-ospedaliero.
In merito, intervistando diversi colleghi operanti in automedica su tutto il territorio nazionale, è emerso come il lavoro di équipe
sia il fattore che più rende vincente l’utilizzo di questo particolare
mezzo in quanto la presenza del medico permette una suddivisone più
ampia dei ruoli e delle manovre da eseguire rispetto a quando
l’infermiere esce in ambulanza col solo autista.
I turni dell’infermiere in automedica
I turni variano a seconda della Centrale Operativa da cui si dipende;
questo in quanto ogni Centrale Operativa ha delle caratteristiche
proprie che rendono impossibile standardizzare la quantità di turni
mensili in automedica.
Da un punto di vista emotivo, il turno in automedica può risultare
più difficile da sostenere, soprattutto se si pensa che tale mezzo venga
spesso impiegato in scenari particolarmente impegnativi, come ad
esempio eventi traumatici gravi, suicidi e coinvolgimento di pazienti in
età pediatrica o neonatale.
In questo è utile ricordare come sia sempre necessario ricercare una
relazione d’aiuto che possa garantire un adeguato superamento di eventi
particolarmente coinvolgenti.
Infermiere in automedica, rischi e responsabilità
Per quanto riguarda i rischi e le responsabilità, i colleghi che
quotidianamente operano in questo ambito sostengono come si sentano più
tutelati da un punto di vista medico-legale, in quanto la presenza di un
medico rappresenta una maggiore tutela nel loro operato; ciò però non
vuol dire che l’infermiere sia estraneo da responsabilità in caso di somministrazioni errate di farmaci o di prescrizioni non coerenti.
In questo, come in tutti gli altri ambiti - ospedalieri e non – l’infermiere è garante della sicurezza del paziente e deve intervenire per evitare il presentarsi di un evento avverso.
L'automedica dell'Azienda Usl di Modena
L’azienda Usl di Modena ha preparato un video per spiegare per filo e
per segno le strumentazioni in dotazione e che mai devono mancare in
un’automedica. “Niente super eroi, bensì, professionalità, affiatamento,
tecnologia, rapidità che spesso salvano una vita”. È quanto scrive
l’azienda sanitaria nella descrizione del video che sta già facendo il
giro del web.
Il materiale presente in automedica
Il materiale presente nell’automedica può variare in base ai
protocolli locali; solitamente è presente la seguente attrezzatura
(tratta dall’Allegato A del DGR XX Regione Marche):
Equipaggiamento del mezzo
Radio RT veicolare e radio portatile in grado di comunicare con le
frequenze adottate dal sistema 118 della Regione e compatibile con il
sistema di radiolocalizzazione e radio portatile compatibile con il
sistema di radiolocalizzazione;
sistema di telefonia cellulare con vivavoce veicolare o auricolare;
dispositivi di allarme acustico e visivo a norma di legge;
cicalino retromarcia;
segni distintivi esterni a norma di legge;
sistema ABS;
sistema di controllo elettronico della stabilità, per i mezzi immatricolati dopo l'entrata in vigore del presente regolamento;
set di pneumatici termici invernali e catene da neve;
schede intervento in vigore nella Regione + carta carbone o carta chimica
Materiale di protezione
n. 4 scatole di guanti monouso (misure piccola, media, grande ed XL);
n. 1 scatola mascherine;
n. 6 mascherine FFP3D;
n. 3 paia di occhiali o n. 3 visiere a schermo grande;
n. 1 scatola mascherine con visiera;
n. 3 camici di protezione monouso;
n. 1 box aghi/oggetti taglienti utilizzati;
n. 3 caschi di protezione a norma;
n. 3 paia di guanti da lavoro
Caratterstiche ed equipaggiamento vano posteriore
struttura del vano facilmente igienizzabile;
impianto elettrico a norma di legge, dotato di centralina di
controllo, doppia batteria, alternatore maggiorato, con almeno n. 3
prese libere 12 V, n. 1 presa 220 V esterna con sistema inibitore di
avviamento motore con spina inserita, invertitore di corrente 12/220V,
minimo 1000 Watt con dispositivo caricabatteria da 16 Ah, almeno n. 1
neon luce bianca;
impianto di climatizzazione
Apparecchiature asportabili
n. 1 monitor con cavi a 3 e 12 derivazioni-h stampante; nelle aree dove è operativa la teletrasmissione ECG il monitor deve possedere il sistema per trasmettere i tracciati effettuati al sistema di ricezione adottato localmente;
n. 1 defibrillatore-stimolatore operabile in modalità almeno manuale;
in alternativa alle apparecchiature di cui sopra, monitor integrato con defibrillatore-stimolatore;
materiale di consumo per ECG;
n. 1 saturimetro portatile con batterie di ricambio;
n. 1 aspiratore endocavitario elettrico portatile;
n. 1 ventilatore polmonare portatile + circuito esterno + bombola O2 da almeno n. 2 litri;
n. 1 sistema scalda fluidi;
dispositivo per somministrare farmaci via aerosol;
sistema di ventilazione C-PAP
Materiale assistenza respiratoria-vie aeree e assistenza cardiocircolatoria
palloni autoespansibili per ventilazione adulti, pediatrico e neonatale (uno per tipo)
laringoscopio adulti + pediatrico con n. 1 ricambio di batterie;
n. 2 sistemi di ventilazione (“va e vieni”) monouso adulti;
n. 2 sistemi di ventilazione (“va e vieni”) monouso pediatrico;
maschere trasparenti da ventilazione da 0 a 5 (1 per misura);
Tenecteplase* fl 10.000 UI / 10 ml ev 1 (per le sole postazioni distanti dai Centri cardiologigi HUB)
Urapidil fl 50 mg / 10 ml ev 2
L’infermiere oggi, tra Automedica e Autoinfermieristica
È importante sottolineare come il livello professionale
dell’infermiere sia esponenzialmente aumentato e specializzato,
specialmente negli ultimi anni. In ambito di 118, l’esperienza acquisita
in area critica e i corsi di formazione altamente specifici e
qualificanti, hanno fatto sì che l’infermiere sia sempre più parte
fondamentale e irrinunciabile all’interno del sistema.
In quest’ottica, la presenza del medico, talvolta, risulta essere in
più, quando potrebbe essere destinata in altre missioni sul territorio
oppure alla Centrale Operativa, da dove possa coordinare l’intervento
dei mezzi e prescrivere, in linea telefonica registrata, terapie che
escano dai protocolli in uso dagli infermieri.
Un esempio vincente di questa realtà è stata l’introduzione in diversi contesti italiani dell’Autoinfermieristica,
ovvero di un equipaggio mobile composto da un autista e da un
infermiere altamente formato e specializzato che, grazie alla presenza
di protocolli validati, opera in assoluta sicurezza in supporto dei
Mezzi Sanitari di Base (MSB) nella gestione di pazienti critici e
complessi.
In questo ambito la presenza del medico in Centrale Operativa
risulterebbe paradossalmente più valida e permetterebbe di ottimizzare
le risorse e le uscite medicalizzate, riservandole a quegli ambiti in
cui la presenza del medico risulta essere ancora oggi irrinunciabile
(es. gestione avanzata delle vie aeree nei pazienti che si presentano
coscienti e in respiro spontaneo e ai quali bisogna garantire
precocemente una via aerea definitiva, incidente maggiore, constatazione
di decesso, ecc.).