venerdì 21 ottobre 2016

Carrello delle Emergenze: Contenuto

ogni reparto deve essere fornito di tutto l’occorrente per la rianimazione cardiopolmonare:
  • Carrello
  • Defibrillatore (DAE o convenzionale)
  • Presidi e Farmaci contenuti nella seguente lista
Monitor defibrillatore bifasico o monofasico con regolazione della scarica, dotato di funzione di sincronizzazione, piastre adulti e piastre pediatriche con modulo per pressione arteriosa non invasiva esaturimetria, dotato di cavo per registrazione del tracciato a 3 derivazioni, stampante, funzione di autotest e registrazione della intensità di scarica erogata e output su stampa della stessa.
Materiale prontamente disponibile: gel, elettrodi monouso, due rotoli di carta per stampante, un accumulatore di riserva, due coppie di piastre monouso (in busta chiusa).
VENTILAZIONE
Guanti monouso
Ambu
Reservoir
Maschere O2
Maschere 1-3-4-6
Mounth
Cannule orofaringee da a 4
Tubo di raccordo tra fonte di O2 e Ambu lungo 2 m.
Filtro
Erogatore-umidificatore
Aspiratore con raccordi
Sondini di aspirazione
INTUBAZIONE
Laringoscopio
Lame da 1 a 4
Batterie di scorta
Tubi dal 4 all’ 8
Mandrini ad. e ped.
Cerotto x fissare
Gel
Siringa da 20 cc
Garze
Pinza di Magill
Xilocaina spray
Tracheo quick
INCANNULAMENTO VENOSO
2 Set x vena centrale
Laccio
Aghi cannula dal 22 al 14
3 deflussori
2 Fisiologiche da 500 ml
Haes-Steril
Siringhe da 5-10-20 cc
Guanti sterili
Filo sutura seta 00
Garze sterili
Telini sterili
Pinza anatomica
Portaghi
Forbici
Bisturi n° 11
Siringhe x emogas
FARMACI DELLÕEMERGENZA
FARMACI DELLÕURGENZA
Acqua per preparazioni iniettabili
10 fiale
Aminomal
1 fiala
Adrenalina (in frigo)
20 fiale
Catapresan
2 fiale
Anexate
1 fiala
Effortil
2 fiale
Atropina
10 fiale
Eparina
flac.
Calcio cloruro
2 fiale
Glucosio 33%
2 fiale
Diprivan 2%
flac.
Krenosin
2 fiale
Ipnovel 15 mg
2 fiale
Isoptin
2 fiale
Isoprenalina (in frigo)
5 fiale
Lanitop
2 fiale
Magnesio solfato
2 fiale
Lasix
5 fiale
Midarine
flac.
Morfina (in cassaforte)
1 scatola
Narcan
2 fiale
Noradrenalina (in frigo)
10 fiale
Nimbex
1 scatola
Perganit 5 mg
2 fiale
Revivan
2 fiale
Solu Medrol 500e1000 mg
1 + 1
Sodio bicarbonato
flac.
Trandate
2 fiale
Trinitrina spray
1
Urbason 20 e 40 mg
2 + 2
Xilocaina 2%
flac.
Valium
5 fiale


Ventolin spray
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 Carrello delle Emergenze: Contenuto; Linee guida ILCOOR 2000 per la Rianimazione Cardiopolmonare e l’Emergenza Cardiovascolare, Consensus Internazionale.

L’igiene delle mani

L’igiene delle mani è fondamentale per la prevenzione delle infezioni. Molti studi hanno trovato che il 15-30% delle infezioni nosocomiali possono essere prevenute con una accurata igiene delle mani.
Non tutti gli operatori sanitari lavano le mani rispettando la tecnica corretta. Una revisione sistematica di 96 studi controllati ha trovato che complessivamente il tasso di aderenza al protocollo per l’igiene delle mani è del 40%. Il tasso di aderenza era inferiore in terapia intensiva (30-40%) rispetto a quanto rilevato in altri reparti. Inoltre l’aderenza era inferiore tra i medici (32%) rispetto agli infermieri (48%).
Le ragioni di questa scarsa aderenza al protocollo sono da attribuirsi al carico di lavoro, alla mancanza di tempo e ad alcuni disturbi della cute secondari al lavaggio frequente delle mani, come secchezza e irritazione.
Sono cinque i momenti in cui tutti gli operatori sanitari dovrebbero sempre lavare le mani con acqua e sapone:
  1. prima di toccare un paziente;
  2. prima di iniziare una qualunque procedura di pulizia o di asepsi;
  3. dopo aver visitato un paziente;
  4. dopo aver toccato qualunque oggetto nelle immediate vicinanze del paziente;
  5. dopo il contatto con fluidi biologici e secrezioni corporee.
Le mani vanno lavate accuratamente anche se si utilizzano i guanti.
Il lavaggio delle mani di deve eseguire con modalità e prodotti diversi secondo le mansioni che si devono svolgere:
  • il lavaggio sociale con acqua e sapone si esegue prima di manipolare farmaci o di preparare o servire alimenti;
  • il lavaggio antisettico (con acqua e antisettico) o la frizione alcolica si effettua prima e dopo il contatto con il paziente;
  • il lavaggio chirurgico prima delle procedure chirurgiche.
Per l’esecuzione corretta del lavaggio sociale delle mani occorre:
  • aprire il rubinetto con la mano, il gomito o il piede;
  • bagnare uniformemente le mani e i polsi con acqua tiepida;
  • applicare una dose di sapone sul palmo della mano e insaponare uniformemente mani e polsi con sapone liquido detergente in dispenser apposito (4 ml circa o secondo le indicazioni del produttore);
  • dopo aver insaponato le mani per almeno 15 secondi sciacquare abbondantemente;
  • asciugare tamponando con asciugamani monouso in tela o carta assorbente fino a eliminare l’umidità residua;
  • chiudere il rubinetto dell’acqua con il gomito, oppure se è manuale con un lembo dell’asciugamano.
Il lavaggio sociale deve durare dai 20 ai 40 secondi.
Per eseguire correttamente il lavaggio antisettico occorre procedere come per il lavaggio sociale per le prime 2 fasi. Dopo aver bagnato uniformemente le mani e i polsi occorre:
  • frizionare vigorosamente per 15-30 secondi i polsi, gli spazi interdigitali e i palmi di entrambe le mani con sapone antisettico;
  • sciacquare accuratamente con acqua corrente;
  • asciugare prima le dita e poi i polsi con salviette monouso in tela o carta assorbente;
  • chiudere il rubinetto dell’acqua con il gomito, oppure se è manuale con un lembo dell’asciugamano utilizzato.
Il lavaggio antisettico deve durare dai 40 ai 60 secondi.
Il lavaggio chirurgico va eseguito con un sapone antisettico o tramite frizione con prodotti a base alcolica usando preferibilmente prodotti con attività prolungata, prima di indossare guanti sterili. Quando si esegue il lavaggio chirurgico delle mani con un sapone antisettico, strofinare mani e avambracci per la durata di tempo raccomandata dal produttore, solitamente 2-5 minuti. Non sono necessari periodi di tempo più lunghi.
I ricercatori hanno trovato che l’uso di soluzioni alcoliche è efficace nel migliorare l’aderenza al protocollo e nel ridurre il rischio di infezioni nosocomiali. Tuttavia l’uso di soluzioni alcoliche non è raccomandato se le mani sono particolarmente sporche e in particolare dopo contatto con materiale organico (sangue o altri fluidi corporei). Sono invece pratiche e utili prima e dopo il contatto con il paziente.
Le soluzioni alcoliche per l’igiene delle mani contengono uno o più alcol compreso etanolo, isopropanolo e N-propanolo. Queste soluzioni vanno frizionate energicamente sulle mani per eliminare i microrganismi presenti sulla cute. L’azione antisettica è associata alla capacità di denaturare le proteine, inibire gli enzimi e favorire la lisi della membrana citoplasmatica.
I disinfettanti e le soluzioni alcoliche al 60-90% sono quelle con la massima efficacia antibatterica e possono essere utilizzati per il lavaggio e per la disinfezione chirurgica delle mani.
Per eseguire correttamente la frizione alcolica delle mani occorre:
  1. versare 3 ml di soluzione idroalcolica nel palmo della mano scegliendo se possibile la formulazione in gel;
  2. sfregare il palmo destro sul dorso della mano sinistra con le dita intrecciate e viceversa;
  3. sfregarle palmo a palmo con le dita intrecciate;
  4. frizionare il dorso delle dita con il palmo della mano con le dita interbloccate;
  5. strofinare la punta delle dita di ogni mano contro il palmo della mano opposta;
  6. sfregare fino a completa asciugatura.
La frizione con soluzione alcolica deve durare complessivamente 30-40 secondi.
La dermatite da contatto è uno dei fattori che causa scarsa compliance degli operatori sanitari all’igiene delle mani. Circa il 25% degli operatori sanitari lamenta problemi cutanei legati all’uso di detergenti. La dermatite da contatto frequente tra gli operatori sanitari è causata dal ripetuto lavaggio delle mani, dai guanti, dai disinfettanti aggressivi o dai detersivi. Gli alcoli hanno soltanto un potenziale margine di irritazione, anche se possono causare una sensazione di bruciore sulla pelle irritata. Per ridurre al minimo l’incidenza di dermatiti da contatto dovute al lavaggio e/o alla disinfezione delle mani è consigliato l’uso di lozioni o creme per le mani.

Gestione catetere vescicale: EBN

Non è stata dimostrata l’efficacia dell’uso di disinfettanti né di pomate antibiotiche o a base di iodopovidone, per prevenire l’insorgenza di infezioni. In 3 studi sulle strategie di cura del meato in soggetti con catetere a breve permanenza si è visto che l’igiene standard è sufficiente a prevenire le infezioni, salvo in alcuni sottogruppi di donne ad alto rischio. Questi 3 studi hanno confrontato i trattamenti standard come la pulizia con sapone o il bagno quotidiano rispetto al lavaggio con iodopovidone, l’uso di una pomata a base di neomicina polimixina e beta bacitracina o di antibiotici ad ampio spettro in pomata.

Sistemi di drenaggio

Per garantire l’assenza di contaminazioni bisogna utilizzare il drenaggio a circuito chiuso, cioè il catetere va connesso alla sacca per la raccolta delle urine al momento del cateterismo e non deve mai essere disconnesso. Alcuni studi hanno dimostrato che i sistemi di drenaggio chiuso sono efficaci nel prevenire la batteriuria ma in molti casi i benefici sono inferiori ai costi. L’Istituto superiore di sanità (protocollo 2003) raccomanda nei soggetti con cateterismo a breve permanenza il sistema di drenaggio a circuito chiuso con catetere preconnesso alla sacca delle urine.
Questo dispositivo, che ha un sigillo fra catetere e raccordo della sacca, garantisce l’integrità del circuito chiuso eliminando le possibili disconnessioni accidentali del catetere. L’abitudine ormai desueta di aggiungere soluzioni antibatteriche alle sacche di raccolta in soggetti sottoposti a cateterismo a breve permanenza non riduce l’incidenza di infezioni. Con l’aumentare della durata del cateterismo si possono utilizzare altri sistemi di gestione.
Nel cateterismo a lunga permanenza la condizione di vita imposta dal catetere è molto disagevole ed è spesso vissuta con vergogna. Per questo è importante valutare le condizioni psicofisiche, di movimento e manuali del soggetto per suggerirgli la gestione più adatta per la migliore qualità di vita. Nei soggetti allettati l’uso della sacca da letto è necessaria, ma diventa scomoda nei soggetti che camminano. La sacca va mantenuta sotto il livello della vescica, deve avere un rubinetto di svuotamento e un dispositivo antireflusso.
E’ necessario non contaminare la sacca e l’ambiente durante lo svuotamento. Per questo occorre indossare i guanti monouso ed evitare il contatto del rubinetto con il contenitore. Il paziente deve sapere che è importante non dare strappi alla sacca e non appoggiarla sul pavimento. Per praticità a casa si può tenere la sacca in un sacchetto pulito. Per facilitare la vita di relazione nei soggetti con catetere a lunga permanenza si possono utilizzare alcuni presidi, come le sacche da gamba, i tappi e la valvola cateterica.
Il tappo è il sistema più semplice e meno costoso, ma così come le sacche da gamba ha il problema della continua sconnessione e manipolazione con possibilità di contaminazione. Il tappo infatti deve essere rimosso ogni volta che bisogna svuotare la vescica, ma per toglierlo e rimetterlo senza bagnarsi è necessaria una buona manualità che spesso i pazienti anziani o con demenza non hanno e occorre che l’infermiere spieghi come utilizzarlo. Il tappo quindi è un presidio che può essere consigliato (purché si utilizzino tappi sterili) in soggetti con catetere a lungo termine quando non ci sono alternative.

Irrigazioni vescicali

Le irrigazioni vescicali non sono raccomandate per la prevenzione delle infezioni vescicali. Le soluzioni a base di iodopovidone per i soggetti con catetere a breve permanenza non sono efficaci. Un solo studio condotto su soggetti con cateterismo intermittente ha trovato che 50 ml di iodopovidone al 2% instillato in vescica e poi drenato prima di rimuovere il catetere riducevano la batteriuria contratta in ospedale. Nei pazienti con cateterismo a lungo termine l’irrigazione con soluzione salina, clorexidina o soluzioni non batteriostatiche non ha prodotto differenze nel tasso di infezioni.
Pertanto, in base alle prove disponibili, non si possono raccomandare le irrigazioni vescicali per ridurre le infezioni del tratto urinario. Si può e si deve ricorrere all’irrigazione vescicale solo in caso di sospetta ostruzione del catetere e in caso di ostruzioni da ematuria o struvite. In questi casi è importante l’uso di materiale sterile e di tecniche asettiche.

Sostituzione del catetere

Non ci sono prove riguardo alla frequenza di sostituzione del catetere, pertanto si suggerisce di sostituirlo quando necessario. Quando il soggetto è a rischio di frequenti incrostazioni (struvite), si dovrebbe valutare il tempo di insorgenza delle incrostazioni e provvedere alla sostituzione del catetere prima che si formino. Pertanto il momento adatto per la sostituzione va stabilito in base alle condizioni generali del soggetto cateterizzato, delle urine e in base alle caratteristiche specifiche del catetere. Per esempio in un soggetto senza complicanze il catetere in silicone al 100% va sostituito dopo 1-2 mesi mentre il catetere in lattice siliconato dopo 20-30 giorni.

Terapia antibiotica ed esami colturali

Assumere in modo continuo gli antibiotici non è raccomandato per prevenire le infezioni e può favorire la selezione di ceppi resistenti. Solo in situazioni particolari come interventi chirurgici per impianti protesici (per esempio valvole cardiache o protesi ortopediche) è indicata la profilassi antibiotica. Gli esami colturali delle urine nei soggetti portatori di catetere non sono utili perché la batteriuria asintomatica è presente in un’alta percentuale di soggetti con catetere a breve permanenza e in tutti i soggetti con catetere da 30 giorni. E’ opportuno fare un esame colturale solo in caso di sintomatologia infettiva. Un’analisi retrospettiva su 100 soggetti che avevano subito un trapianto di rene ha trovato un tasso minore di infezioni nei soggetti ai quali il catetere era stato rimosso entro 48 ore, confermando i risultati di studi precedenti.

Ginnastica vescicale
Quando si rimuove il catetere si deve sempre controllare la diuresi del soggetto, soprattutto nei soggetti sottoposti a cateterismo a lunga permanenza. Può succedere che la minzione non riprenda completamente e si presenti disuria fino a globo vescicale, soprattutto nei soggetti con una preesistente ipertrofia prostatica o un problema neurologico. E’ importante riconoscere i segni e i sintomi di ritenzione urinaria. Per verificare se il paziente ha ripreso una minzione adeguata può essere fatto un esame ecografico, in alternativa viene fatto un cateterismo dopo la minzione per controllare se il residuo vescicale è uguale o maggiore di 100 ml. In questo caso si deve iniziare un programma di cateterismo provvisorio.
Per aiutare il soggetto a urinare si può ricorrere a rimedi come la borsa di acqua calda per ridurre la contrazione degli sfinteri o la borsa di ghiaccio sull’addome per stimolare la minzione. Quando un soggetto è cateterizzato il muscolo detrusore della vescica non si contrae perché lo svuotamento della vescica avviene per drenaggio. Ciò può portare a incontinenza o ritenzione, soprattutto nei soggetti con cateterismo a lunga permanenza.
In alcuni soggetti prima della rimozione del catetere si ricorre alla ginnastica vescicale per provocare una dilatazione e uno sgonfiamento della vescica e riabituarla a contenere le urine, ma l’efficacia di questo intervento non si basa su prove. Inoltre la chiusura del catetere determina una stasi di urina all’interno della vescica, che può aumentare l’incidenza delle infezioni urinarie.
Il riempimento della vescica inoltre non stimola la contrazione delle strutture muscolari del pavimento pelvico perineale. Il clampaggio del catetere per valutare se il paziente percepisce lo stimolo a urinare è indicato solo se il problema era presente prima del cateterismo o se si sospettano altri problemi, per esempio danni neurologici. In conclusione non ci sono prove che raccomandino tale pratica anzi deve essere sconsigliata per le possibili conseguenze infettive e funzionali sulle alte vie urinarie.